Sei agenti della polizia penitenziaria, sospesi in seguito alle indagini sulle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, sono stati riammessi in servizio. L’annuncio è stato dato da Samuele Ciambriello, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale in Campania.
Il processo per le violenze, descritte dal gip Sergio Enea come “una orribile mattanza”, vede coinvolti 52 imputati tra agenti, medici e funzionari. Le accuse includono anche il reato di tortura, introdotto nel codice penale italiano nel 2017.
Le denunce delle violenze, risalenti al 6 aprile 2020, durante il lockdown per la pandemia di COVID-19, furono inizialmente presentate da Ciambriello alla Procura di Santa Maria Capua Vetere. Il processo ha avuto inizio nel novembre 2022 e prosegue con l’obiettivo di accertare le responsabilità per i gravi fatti avvenuti nel carcere.
Il Garante, pur non entrando nel merito del provvedimento di riammissione, ha sottolineato l’indipendenza di questa decisione rispetto alla determinazione delle responsabilità individuali. “Le immagini dei pestaggi ai danni di detenuti inermi hanno indignato l’opinione pubblica”, ha dichiarato Ciambriello, auspicando una sentenza in tempi ragionevoli.
La sospensione degli agenti era stata attivata nel giugno 2021, e il reintegro è avvenuto venerdì scorso. Tra i riammessi ci sono i dirigenti Gaetano Manganelli e Anna Rita Costanzo, capo e vice della Polizia Penitenziaria del carcere, oltre a due ispettori e due assistenti capo. Già nell’agosto 2023, altri 22 agenti coinvolti nelle violenze erano stati reintegrati in servizio.