Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri, ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo all’uso illecito di telefoni cellulari all’interno delle carceri italiane e all’impiego di droni per introdurre materiali vietati nelle strutture detentive. Questa problematica, già denunciata da anni dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), evidenzia la necessità urgente di adottare misure efficaci per contrastare tali attività illegali.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha sottolineato come l’introduzione di telefoni cellulari nelle carceri sia diventata una pratica sempre più diffusa, con metodi che includono l’utilizzo di droni per il trasporto dei dispositivi all’interno delle strutture penitenziarie. Capece ha dichiarato: “Non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati”.
La presenza di telefoni cellulari nelle carceri rappresenta una minaccia significativa alla sicurezza, poiché consente ai detenuti di comunicare con l’esterno senza controllo, facilitando attività criminali e compromettendo l’ordine interno degli istituti. Inoltre, l’utilizzo di droni per il trasporto di materiali vietati, come droga o armi, aggrava ulteriormente la situazione.
Per affrontare efficacemente questo problema, il SAPPE ha richiesto l’implementazione di tecnologie di schermatura nelle sezioni detentive, al fine di impedire l’uso non autorizzato di dispositivi mobili. Capece ha affermato: “Non si perda ulteriore tempo, le carceri – tutte! – vanno schermate all’uso indebito di cellulari, come chiediamo da anni” La denuncia di Gratteri e le reiterate richieste del SAPPE evidenziano l’urgenza di interventi concreti per garantire la sicurezza all’interno delle carceri italiane. L’adozione di misure tecnologiche adeguate, come la schermatura dei segnali telefonici e l’installazione di sistemi anti-drone, potrebbe rappresentare un passo decisivo nella lotta contro l’introduzione illecita di dispositivi e materiali pericolosi nelle strutture penitenziarie.