A quasi vent’anni dalla morte di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua a suscitare interrogativi e riaccende lo scontro tra le parti. Durante l’udienza dello scorso 9 aprile dedicata all’incidente probatorio, sono emersi nuovi elementi che mettono nuovamente sotto i riflettori i sopralluoghi effettuati nell’abitazione di via Pascoli dopo il delitto. Al centro della contesa: la nomina di Luciano Garofano, ex generale del RIS, come consulente della difesa di Andrea Sempio, nuovo indagato dalla Procura di Pavia.
I legali di Alberto Stasi – unico condannato, con una sentenza definitiva a 16 anni di carcere – si sono opposti alla nomina, ritenendola potenzialmente incompatibile. Secondo la difesa, Garofano avrebbe infatti preso parte a un sopralluogo nella casa Poggi in un momento successivo al delitto, rendendo problematica la sua posizione attuale nel procedimento.
Garofano, da parte sua, ha precisato pubblicamente – anche attraverso la trasmissione televisiva Quarto Grado – di non aver partecipato ai sopralluoghi cruciali del settembre 2007: “Le analisi furono condotte dai miei collaboratori nominati dalla Procura. Io stesso chiesi di partecipare a uno degli accessi, ma il PM non mi autorizzò”, ha dichiarato. Tuttavia, è emerso che l’ex ufficiale dei Carabinieri avrebbe effettivamente preso parte a un sopralluogo successivo, precisando però che si trattava di un’attività non legata all’incidente probatorio attualmente in corso.
Ma quanti furono in totale i sopralluoghi nella casa di Chiara Poggi? A fare chiarezza è Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, che ha spiegato: “I sopralluoghi furono poco meno di dieci. I primi furono effettuati quando Stasi era solo sospettato, e né la sua difesa né noi consulenti della famiglia partecipammo a quelle fasi”.
Il quadro cambia quando Stasi viene formalmente indagato. A quel punto, anche la sua difesa ottiene accesso alla scena del crimine, sollevando la questione dell’equilibrio procedurale. “La difesa chiese di partecipare ai rilievi, sottolineando che l’accusa era già entrata nella casa e loro no, proprio come noi”, ha spiegato Capra.
Nei sopralluoghi successivi, anche i consulenti delle parti poterono assistere alle attività dei RIS, ma senza intervenire direttamente: “Noi eravamo presenti per osservare, non per repertare. Tutto il materiale utile era stato già raccolto”, ha aggiunto Capra.
Il punto più delicato resta proprio la presenza – seppur tardiva – di Garofano in uno degli ultimi accessi, poco prima che l’abitazione venisse restituita alla famiglia Poggi. Un dettaglio che ora rischia di influire sulla sua posizione come consulente tecnico nella nuova fase del processo.
Con l’avvio di questa nuova inchiesta e la messa in discussione di vecchie certezze, il caso di Garlasco sembra destinato ad allungare ancora il suo complesso iter giudiziario. E ancora una volta, la scena del crimine diventa il terreno più conteso.