Una vicenda assurda è avvenuta nel Carcere di Poggioreale a Napoli. Un detenuto ha chiamato il 112 attraverso uno smartphone introdotto illecitamente nell’istituto penitenziario. Il detenuto ha denunciato di aver subito minacce da altri detenuti.
La vicenda è stata raccontata da Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato, da giorni impegnato in uno sciopero della fame per denunciare la gravità della situazione nelle carceri italiane: “Un detenuto di Poggioreale nella serata di ieri ha telefonato dalla cella a carabinieri e al Garante dei detenuti per segnalare di ‘aver subito minacce’, non si sa bene da chi” ha spiegato Di Giacomo. “Siamo di fronte a un caso eclatante e gravissimo – afferma ancora Di Giacomo – della diffusione di telefoni cellulari a Poggioreale come in tantissimi istituti del Paese che provocano gravi pericoli. Si pensi all’uso che ne fanno i capoclan e i più pericolosi criminali per impartire ordini agli uomini dei clan sui territori oppure come riprovano tanti episodi di cronaca per minacciare cittadini e persino compiere estorsioni“.
“È del tutto evidente – continua il segretario generale del SPP – che non basta aver inserito, dall’ottobre 2020, il reato per chi introduce o detiene all’interno di un istituto penitenziario telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione, a differenza del passato quando era derubricato a semplice illecito disciplinare. Servono pene più severe perché chi introduce il cellulare se la cava con una sanzione amministrativa o con pene irrisorie e chi lo usa non ha nulla perdere. Sarebbe sufficiente innalzare nel minimo a quattro anni la pena in modo da disincentivare seriamente il fenomeno. L’alternativa per lo Stato è dotare di ogni cella di un comodo impianto telefonico tanto per contribuire al clima, per boss e capi clan, da albergo a quattro stelle“.
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